ANALISI RISULTATI AL 30 GIUGNO 2020 - Chiusura in deciso rosso per il Monte dei Paschi di Siena nel primo semestre 2020. Il margine di interesse è sceso ben del 20%, passando da 805,7 a 644,3 milioni, a seguito della dinamica negativa degli attivi fruttiferi ed in particolare degli impieghi commerciali (contrazione dei volumi medi e calo dei relativi rendimenti, che hanno risentito anche delle cessioni di crediti Unlikely to Pay effettuate nel corso del 2019 e della cessione a giugno 2019 della controllata BMP Belgio Sa). E’ inoltre salito il costo della raccolta sul mercato a seguito del ritorno della banca alle emissioni obbligazionarie, avvenuto nel secondo semestre 2019 e proseguito nel primo trimestre 2020. Anche le commissioni nette sono scese del 7,2% a 669,8 milioni, per effetto della minore operatività della rete nei mesi di lockdown che ha penalizzato soprattutto le commissioni su crediti (per minori provvigioni su crediti intermediati) e le commissioni su servizi, mentre quelle da gestione risparmio sono rimaste stabili grazie ai collocamenti realizzati nei primi 2 mesi dell’anno e alla ripresa in giugno, oltre alla partecipazione al collocamento del BTP Italia XVI emissione avvenuto a maggio. Il margine di intermediazione primario è così passato da 1.527,5 a 1.314,1 milioni (-14%). Per contro il risultato della gestione finanziaria è balzato da 39,9 a 107,6 milioni, grazie a risultati dell’attività di cessione/riacquisto balzati da 17,5 a 76,7 milioni per maggiori utili da cessione di titoli governativi italiani; invece il risultato dell’attività di trading è sceso da 60,8 a 21,1 milioni per il minor contributo di MPS Capital Services (che ha risentito dello sfavorevole andamento dei mercati finanziari connesso all’emergenza Covid-19) e al venir meno di effetti positivi registrati sui derivati di copertura di passività al fair value. Il margine della gestione finanziaria e assicurativa è in ogni caso sceso del 9,3% a 1.421,7 milioni. Le rettifiche su crediti e altre attività finanziarie sono poi balzate da 251,3 a 534,6 milioni, di cui 300 determinati dal mutato scenario macroeconomico legato al diffondersi della pandemia Covid-19, che ha influenzato i livelli di rischiosità del portafoglio. Pertanto il risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa è sceso da 1.312,8 a 884,3 milioni (-32,6%). Balzo del 17,6%, a 1.581,8 milioni, per i costi operativi; in tale ambito le spese per il personale sono rimaste stabili (-0,8% a 707,5 milioni), in presenza di un numero di dipendenti sceso da 22.223 a 22.123 unità. Le altre spese amministrative sono diminuite del 9,1% a 265 milioni, soprattutto a seguito del deconsolidamento di BMP Belgio, della chiusura delle filiali avvenuta nel 2019 e della ridotta operatività nel periodo di lockdown. Ma gli accantonamenti per rischi e oneri sono balzati da 23,9 a 350,9 milioni (riconducibili principalmente a rischi legali e ai rischi connessi ad accordi contrattuali, mentre quelli del primo semestre 2019 si riferivano agli accantonamenti per impegni assunti dalla capogruppo a fronte dei ristori connessi all’operatività in diamanti). Così il risultato operativo netto ha peggiorato il valore negativo da 31,9 a 697,5 milioni. Gli utili da partecipazioni sono aumentati da 31,8 a 41,5 milioni, ma comunque si è passati da un utile ante imposte di 6,6 milioni si è passati a una perdita ante imposte di 656 milioni. Dopo imposte per 432,8 milioni (nel primo semestre 2019 vi era stato un effetto fiscale positivo di 95,8 milioni, derivante dal reassessment parziale di DTA da perdite fiscali, maturate e non iscritte nei precedenti esercizi, mentre nel primo semestre 2020 ha avuto luogo una revisione del valore delle attività per imposte anticipate operata in virtù dell’aggiornamento delle stime interne dal 2020 al 2024 per tener conto dell’evoluzione dello scenario macroeconomico delineatasi a seguito della pandemia), si è passati da un utile netto di 93,1 milioni a una perdita netta di 1.088,7 milioni. Al 30/6/2020 il Common Equity Tier I ratio era pari al 13,4% ed il Total Capital Ratio al 16%. RISULTATI 2019 – Torna in rosso nel 2019 il Monte dei Paschi di Siena, ma esclusivamente per effetto delle imposte (nell’esercizio precedente vi era stato un beneficio fiscale). Il margine di interesse si è ridotto ben del 13,3%, passando da 1.718,7 a 1.490,4 milioni, in gran parte per effetto delle attività poste in essere per rispettare alcuni dei “commitment” del piano di ristrutturazione (riduzione degli NPE, che ha causato minori interessi su attività finanziarie impaired per 51 milioni, cessione di BMP Belgio che ha portato a un effetto negativo sul margine di interesse per 12 milioni, e ritorno sul mercato delle emissioni istituzionali con un costo aggiuntivo di 30 milioni9. Inoltre lo sviluppo commerciale incentrato su clientela meno rischiosa ha dato luogo anche a una riduzione dei tassi applicati. Le commissioni nette sono anch’esse scese del 4,8% a 1.448,8 milioni, soprattutto per la riduzione dei proventi sulla gestione del risparmio e delle commissioni su crediti (che nel 2018 avevano beneficiato di 15 milioni di proventi non ricorrenti legati al rinnovo dell’accordo di distribuzione con Compass), nonché dei servizi di pagamento. Il margine di intermediazione primario è così passato da 3.240,2 a 2.939,2 milioni (-9,3%). Invece il risultato della gestione finanziaria, che nel 2018 era stato negativo per 8,3 milioni per lo più a seguito dei risultati negativi delle attività/passività valutate obbligatoriamente a fair value, nel 2019 ha evidenziato un valore positivo per ben 261,1 milioni. Ciò grazie a un incremento di 86 milioni del risultato netto dell’attività di trading per il maggior contributo di MPS Capital Services, di 63 milioni del risultato netto delle attività/passività valutate a fair value per effetto della rivalutazione dei titoli rivenienti dalle operazioni di ristrutturazione del debito del gruppo Sorgenia e Tirreno Power, che è ammontata a 155 milioni, e alla crescita da 38 a 113 milioni dei risultati da cessione/riacquisto titoli a seguito delle consistenti cessioni effettuate nel quarto trimestre 2019. Il margine della gestione finanziaria e assicurativa è nel complesso rimasto stabile (-1% a 3.200,3 milioni). Le rettifiche su crediti e altre attività finanziarie sono lievemente aumentate, passando da 603,8 a 609,7 milioni; l’incremento è esclusivamente dovuto all’applicazione del principio contabile IFRS 16, senza il quale vi sarebbe stata una diminuzione di circa 33 milioni. Ciò ha portato a un risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa sostanzialmente stabile (-1,1% a 2.586,3 milioni. I costi operativi sono nel complesso scesi del 6,8% a 2.616,3 milioni, e in tale ambito le spese per il personale sono diminuite del 10,4% a 1.408,1 milioni, in quanto gli organici sono passati da 23.129 a 22.040 unità. Ed anche le altre spese amministrative sono diminuite del 5,7% a 601 milioni, ma in questo caso l’effetto dell’IFRS 16 è stato positivo perché ha portato allo scomputo degli affitti; nel 2019 sono salite le spese legali connesse al recupero crediti. Ne è derivato un risultato operativo netto negativo in forte miglioramento, in quanto è sceso da 192,8 a 30 milioni (-84,4%). Gli utili da partecipazioni sono scesi da 116 a 83,6 milioni, e quelli da cessione investimenti da 50 a soli 3 milioni (legati alla cessione di immobili, mentre nel 2018 vi erano stati i proventi da cessione di Juliet). Comunque da una perdita ante imposte di 76,8 milioni si è passati a un utile ante imposte per 53,6 milioni. Nel 2018 però vi era stato un effetto fiscale positivo per 421,1 milioni e, dopo lo scomputo di perdite per attività in cessione per 65,7 milioni, si era giunti a un utile netto di 278,6 milioni. Nel 2019 invece le imposte sono ammontate a ben 1.068,7 milioni (mentre le perdite per attività in cessione sono state di 18,1 milioni), e derivano dalla revisione del valore delle attività per imposte anticipate (DTA) iscritte in bilancio, per tener conto degli effetti sui futuri redditi imponibili derivanti dalla reintroduzione dell’agevolazione fiscale “ACE Aiuto alla Crescita Economica” e del deterioramento dello scenario macroeconomico. Si è così giunti a una perdita netta al 31/12/2019 pari a 1.033 milioni. A fine 2019 il Common Equity Tier I Ratio era pari al 14,7% e il Total Capital Ratio al 16,7%. La banca nel 2019 non ha raggiunto gli obiettivi reddituali previsti dal Piano di Ristrutturazione, e pertanto dovrebbe essere effettuata un’ulteriore riduzione di costi per 100 milioni entro il 2021. |