Gas: quello italiano prova a ripartire (MF)
10 Janvier 2023 - 8:25AM
MF Dow Jones (Italian)
I prezzi del gas ormai scesi ai livelli pre-guerra (ieri 74 euro
a MWh al Ttf) hanno forse reso il tema meno drammatico e urgente,
ma spingere l'aumento della produzione nazionale per assicurare
forniture a costi calmierati alle imprese energivore resta tra le
priorità del governo.
Dopo tante false partenze e scarso entusiasmo, scrive Milano
Finanza, adesso la riformulazione del Dl Aiuti-quater, approdato
ieri alla Camera per l'approvazione definitiva, potrebbe
riaccendere l'interesse degli operatori. Un passo indietro è utile
per chiarire la complessa vicenda del gas autarchico: a giugno il
Gse (Gestore dei servizi energetici) ha pubblicato il bando per
raccogliere le manifestazioni d'interesse da parte di una ventina
di imprese attive nei giacimenti offshore e onshore che fossero
disponibili ad aumentare la produzione per riservarne una parte a
una precisa categoria di utenti finali, energivori e pmi, a un
costo ridotto ma che comunque garantisse loro un ritorno
dell'investimenti (nell'iter del dl Aiuti-quater si è poi deciso di
limitarsi ai soli energivori).
Ma l'invito non ha fatto breccia tra i circa 20 candidati, tra i
quali Eni, Gas Plus, Energean, etc. Ora, invece, l'interesse
potrebbe riaccendersi grazie alle modifiche apportate, perché è
chiaro quale contropartita potrà avere chi si farà avanti. Vengono
consentite, per esempio, concessioni di coltivazione di idrocarburi
nel tratto di mare tra il 45° parallelo e quello passante per la
foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalla costa
superiore a 9 miglia e con un potenziale minerario di gas superiore
a 500 milioni mc «a condizione che i titolari aderiscano alle
procedure di approvvigionamento a lungo termine». Sempre in deroga
ad altri divieti, si consente «il rilascio di nuove concessioni di
coltivazione di idrocarburi in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia
dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e
costiere protette, limitatamente ai siti con potenziale minerario
di gas superiore a 500 milioni mc». Anche in questo caso, i
titolari delle concessioni sono tenuti ad aderire alle procedure di
approvvigionamento.
Cosa potrà succedere allora, col sì della Camera al decreto?
«Nelle more delle procedure, dal 1* gennaio 2023 fino
all'entrata in produzione delle quantità aggiuntive di gas», si
legge nel dl, «i titolari di concessioni che abbiano risposto
positivamente alla manifestazione d'interesse mettono a
disposizione del gruppo Gse diritti sul gas per un quantitativo,
fino al 2024, pari ad almeno il 75% dei volumi produttivi attesi
dagli investimenti e, per gli anni successivi al 2024, ad almeno il
50%.
Il quantitativo non deve comunque essere superiore ai volumi di
produzione effettiva di competenza». Ci vorranno altri passaggi
perché la misura diventi effettiva. Anche se sarà il Gse a
predisporre lo schema di contratto, questo dovrà essere approvato
dai ministeri dell'Economia e dell'Ambiente e della Sicurezza
energetica. Ed è importante sottolineare che la manifestazione di
interesse non è di per sé vincolante, fino alla sottoscrizione
degli accordi di vendita a lungo termine. Le modifiche normative
aprono anche ad altre due concessioni in Alto Adriatico da oltre 10
miliardi di metri cubi in 15 anni con un incremento di gas previsto
di oltre 700 milioni di metri cubi annui. Al momento i dati sulla
produzione nazionale sono fermi a giugno 2022, con una quota di
circa 1,7 miliardi di metri cubi, quasi equamente divisi tra mare e
terra. Intanto però sono una trentina le istanze in lista d'attesa
per il conferimento di nuove concessioni. Ancora in attesa di via
libera risultano, per esempio, Eni, Schlumberger, Aleanna, Po
Valley Operations, Sogemont e altri ancora.
alu
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