Mef: nubi su riassetto, no a sorpresa di Turicchi (Rep)
02 Mars 2023 - 10:03AM
MF Dow Jones (Italian)
Doveva essere, nelle intenzioni di Giorgia Meloni, l'uomo giusto
nel posto giusto. A presidio delle aziende di Stato, partendo dalle
nomine di primavera. L'uomo giusto: Antonino Turicchi, tra i pochi
dirigenti statali stimati dalla premier. Il posto giusto: il
ministero dell'Economia. Con tanto di Dipartimento, creato
appositamente per la gestione delle partecipate. Lo schema della
riorganizzazione del Mef è pronto, illustrato ai sindacati: c'è il
nuovo Dipartimento, a cui risponde la direzione generale che si
occuperà di "analisi, gestione e valorizzazione delle
partecipazioni societarie dello Stato". Ma i modi e i tempi del
riassetto sono tali che Turicchi si sarebbe chiamato fuori.
Lo scrive Repubblica aggiungendo che, letta la bozza, la
ristrutturazione stravolge l'impianto attuale meno di quel che si
vociferava a inizio anno. Certo nascerà il Dipartimento economia,
con delega alle partecipate del Mef, ma avrà meno poteri di quelli
immaginati inizialmente. Dentro ci saranno tre delle sette
direzioni che oggi rientrano nel perimetro del Tesoro: oltre alle
società di Stato, gli interventi finanziari in economia, tra cui
figurano le garanzie pubbliche, e la valorizzazione del patrimonio
pubblico. Ma le partite di peso, dal debito alla riforma del Patto
di stabilità, le guiderà sempre Riccardo Barbieri, a capo del
Tesoro. Si occuperà anche della vigilanza bancaria, materia in
bilico nelle scorse settimane.
Secondo quanto riferisce il giornale, sarebbero diverse le
ragioni che farebbero, oggi, soprassedere Turicchi dall'accettare
questo incarico. Intanto, è presidente di Ita, dove a novembre lo
ha indicato il governo e dove ha deleghe operative, un mandato poco
compatibile con la nomina e che scade con l'assemblea di bilancio
(tra un paio di mesi). Mentre mancano poche settimane alla
pubblicazione delle liste del Tesoro coi nomi dei vertici delle
quotate al rinnovo, da Eni a Enel, da Poste a Leonardo e Terna.
Meloni vuole applicare il "metodo Draghi", avocandosi le cariche
pesanti dei capiazienda, per lasciare agli alleati di Lega e Forza
Italia qualche presidenza e qualche consigliere. Un canovaccio in
buona parte già scritto, e che ogni futuro dg delle partecipate
rischia di subire, dentro una sorta di cabina di regia ad alto
tenore dialettico tra le forze di maggioranza.
Se Turicchi, si racconta a Roma, restasse al suo posto in Ita,
potrebbe invece ambire tra un anno a un ruolo più rilevante, come
la guida di Cassa depositi e prestiti dove è probabile che l'ad
"draghiano" Dario Scannapieco non sia confermato - ovvero di un
posto ai vertici delle Ferrovie dello Stato.
red
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