Eni: Descalzi fa il punto su transizione e strategie Gruppo (Mi.Fi.)
30 Octobre 2023 - 9:21AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--L'utile operativo adjusted è più magro, pari a 3
miliardi di euro (-48%), per via del calo dei prezzi dell'energia,
ma comunque più alto del consensus; il buyback accelera; le
guidance sull'ebit riviste al rialzo da 12 a 14 miliardi di euro e
quelle sul flusso di cassa da 15,5 a 16,5 miliardi, con un impatto
stimato su quest'ultimo di circa 130 milioni per ogni variazione di
un dollaro del prezzo del Brent su base annua. E poi l'ipo di
Plenitude, la corsa al gas, compreso quello naturale liquefatto,
l'inevitabile analisi del contesto geopolitico e la lettura del
consolidamento in atto tra big oil («perché il petrolio ha ancora
un futuro»). È un'intervista a tutto campo questa di Milano Finanza
all'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi sull'onda dei
conti del terzo trimestre 2023, chiusi dal Cane a sei zampe con un
utile netto dimezzato a 1,8 miliardi di euro ma mettendo sul tavolo
l'atout delle stime migliorate.
Domanda. Cominciamo dai numeri: venerdì dopo la trimestrale il
titolo si è mosso poco e gli analisti hanno reagito con
raccomandazioni buy. Risposta. "I risultati operativi e finanziari
sono eccellenti. Soprattutto, il miglioramento evidente dei
fondamentali del business e i progressi nella strategia faranno da
base per una remunerazione potenzialmente sempre più attrattiva per
gli azionisti, secondo la nostra politica comunicata al mercato. E
andremo più veloci col buyback.
D. Novità su Plenitude? Ha parlato di negoziati avanzati con un
possibile socio strategico.
R. "È stato effettuato un beauty contest e adesso abbiamo in
corso con una sola controparte le trattative in esclusiva, che sono
a un buon livello di maturazione. Tra i punti in discussione c'è
anche l'entità della quota da cedere. Ho detto più volte che
l'ingresso di un investitore strategico non preclude l'ipo ma, al
contrario, è propedeutico alla quotazione perché dà visibilità al
valore di Plenitude e dimostra al mercato che c'è chi ha già
investito per assicurarsi una partecipazione nel capitale. Possiamo
considerare il socio strategico come un compagno di viaggio verso
la borsa. Quindi lo confermo: Plenitude sarà quotata. La società
sta centrando, e addirittura superando, tutti i target, tanto che
abbiamo rivisto al rialzo, da 700 a 900 milioni, le stime
sull'ebitda per fine anno. Rispetto al terzo trimestre 2022 la
capacità installata di rinnovabili è cresciuta di oltre il 40% e
raggiungerà i 3 Giga quest'anno. La produzione, sempre da fonte
rinnovabile, ha avuto un incremento del 51%".
D. Come spiega il consolidamento in atto nel mercato delle big
oil? Dopo Exxon-Pioneer e Chevron-Hess, si parla di una possibile
fusione Shell-Bp.
R. "Queste operazioni da decine e decine di miliardi di dollari
sono la dimostrazione che è sempre la domanda a guidare il mercato.
E ci dicono anche un'altra cosa: le fonti tradizionali hanno ancora
un futuro.
E attenzione: questo è un bene e non va a ostacolare la
transizione energetica. Anzi, la rende più ordinata e gestibile
perché un abbandono repentino delle fonti fossili provocherebbe
scossoni sui prezzi.
Quindi non bisogna pensare che se una major mette miliardi
nell'acquisizione di asset petroliferi stia abbandonando la strada
della sostenibilità. Basta guardare Eni: ci stiamo portando
vicinissimi al traguardo del 60% di gas nel mix produttivo previsto
per il 2030 ma continuiamo a crescere nelle rinnovabili".
D. Quanto la preoccupa l'attuale situazione geopolitica?
R. "Va da sé che la situazione non è semplice, tanto più che
cade in un momento in cui la sicurezza energetica è ancora
altalenante perché siamo passati dall'avere un fornitore di
riferimento come la Russia a un sistema di approvvigionamenti
totalmente ripensato, e questi sono processi che richiedono tempo.
ll tutto in un contesto di inflazione e tassi di interesse in
salita. Tutto concorre all'instabilità; dalla guerra in Ucraina
allo scontro Hamas-Israele. Dobbiamo mantenere la barra dritta e
riuscire a portare l'energia necessaria in Europa e soprattutto in
Italia. Eni lo sta facendo, con sempre maggiore evidenza".
D. Si riferisce ai tre accordi in Congo, Indonesia e Qatar?
R. "Anche. Malgrado la competizione aumentata dopo lo stop al
gas russo, abbiamo chiuso contratti per forniture importanti e di
lungo termine. Quello in Qatar ha una durata di 27 anni. Mi
soffermo sull'Indonesia, però, perché gli accordi sul gnl sono
arrivati poche settimane dopo l'annuncio di scoperte definite
«world class» da Wood Mackenzie. Il pozzo Geng North-1 ha stime
preliminari di 5 mila miliardi di piedi cubi di gas (circa 140
miliardi di metri cubi, ndr) e condensati fino a 400 milioni di
barili, che si aggiungono ad altri 5 mila miliardi di piedi cubi di
asset che abbiamo nell'area".
D. Sempre secondo Wood Mackenzie, potreste cedere quote dei
giacimenti indonesiani.
R. "È un'opzione: in Indonesia ci sono le condizioni per la
cessione di una partecipazione di minoranza di Geng North, secondo
il nostro dual exploration model che ci consente di monetizzare
l'investimento, anticipando una parte del cash flow che deriverà
dall'entrata in produzione dei giacimenti, e allo stesso tempo di
ridurre l'esborso di capitale sugli investimenti futuri. Con il
closing dell'acquisizione di Neptune, Eni North Ganal salirà dal
50,22 all'88% di Geng North dandoci margine per valutare la
cessione di una quota".
alu
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3009:04 ott 2023
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