L'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha presentato un piano industriale che prevede il raddoppio dei ricavi entro il 2030, ma sugli stabilimenti italiani ha detto che dipenderà dal mercato, quindi "non abbiamo alcuna garanzia. I ricavi si possono fare anche attraverso razionalizzazioni e altri interventi sui costi. Aumento dei ricavi non significa necessariamente aumento dei volumi". Lo ha detto al Corriere della Sera la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David.

Gli altri sindacati giudicano positivo l'obiettivo di aumentare i ricavi nel settore lusso con Maserati, Alfa Romeo e Lancia. Per la Fiom, "anche sul segmento premium, incremento dei ricavi non significa per forza aumento dei volumi. Allo stato, l'unico segmento che sicuramente garantisce volumi è quello del mass market, non il premium. Quindi siamo preoccupati. In Italia, se non fosse intervenuta la cassa integrazione -ha sottolineato la sindacalista- ci sarebbero stati già licenziamenti. A fronte di una capacità produttiva di 1,6 milioni di vetture, ne produciamo solo 700 mila, di cui 300 mila sono i furgoni Ducato della Sevel. Il piano di Tavares non dice nulla sui prodotti nuovi, sul futuro dei sette stabilimenti in Italia e sulla componentistica".

Secondo quanto previsto dal piano, entro il decennio il 100% delle vendite in Europa dovrà essere costituito da veicoli elettrici. "È positivo che Stellantis abbia questi obiettivi -ha messo in evidenza- Ma a maggior ragione si deve predisporre un disegno complessivo di politica industriale per salvaguardare l'industria dell'auto in Italia e i suoi 250 mila occupati".

Per questo la Fiom ha proclamato lo stato di agitazione: "avviamo intanto le assemblee nei luoghi di lavoro. Poi, il 10 marzo, ci sarà l'incontro al ministero dello Sviluppo, al quale parteciperà anche Stellantis. Rispetto agli altri sindacati, abbiamo valutazioni diverse sul piano industriale. Dopo il 10 valuteremo, anche alla luce delle risposte che avremo dal governo, se è necessario inasprire la mobilitazione. Una valutazione che vogliamo fare con Fim e Uilm".

Al tavolo, ha spiegato, il sindacato chiederà "che non si discuta di singoli aspetti ma del piano industriale complessivo. Secondo noi serve un accordo a tre, governo-azienda-sindacati, sul futuro dell'auto in Italia".

In merito a cosa dovrebbe mettere il governo in questo accordo, "noi pensiamo che -come la Francia fa parte dell'azionariato di Stellantis (6,2%, ndr)- anche l'Italia dovrebbe entrare nel capitale. Inoltre, che le risorse pubbliche destinate al settore non dovrebbero servire solo a sostenere la domanda ma anche agli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo. Infine, ci vuole una politica di sistema sull'automotive, come c'è in Germania e in altri Paesi. L'Italia è stata un'eccellenza nella componentistica: bisogna salvaguardare questo patrimonio e attrarre le multinazionali nel nostro Paese. Ma se Stellantis non aumenta i volumi produttivi da noi -ha concluso la sindacalista- le aziende della componentistica andranno altrove".

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March 03, 2022 02:37 ET (07:37 GMT)

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