Auto: governo scarica l'elettrica, fermi incentivi e colonnine (Rep)
02 Mars 2023 - 9:20AM
MF Dow Jones (Italian)
Il tentativo di far saltare il regolamento che dal 2035 fermerà
la vendita di auto a benzina e diesel, aprendo così l'era elettrica
della mobilità in Europa, per il governo Meloni non è solo un modo
per iniziare la campagna elettorale per le europee 2024 sul fronte
caldo delle quattro ruote. E' anche un modo, tra ritardi, dubbi e
inciampi, per nascondere ciò che il governo non ha ancora fatto per
sostenere il comparto.
Il ministro alle Imprese e al Made in Italy Adolfo Urso, dopo il
tavolo automotive di inizio dicembre e una riunione su Stellantis
del 14 febbraio, si legge su Repubblica, non ha ancora presentato
una proposta su come riorganizzare gli incentivi per l'acquisto
delle auto nuove. E se si parla di politiche industriali le misure
e i fondi (8,7 miliardi fino al 2030 di cui 2,25 per gli incentivi)
sono quelli di Draghi. "I bonus devono sostenere la produzione
industriale delle auto in Italia", ha detto più volte Urso,
riferendosi anche alla quota (40%) di incentivi presi nel 2022 da
Stellantis, società partecipata da Exor che
controllaRepubblica.
Un principio difficile da attuare. Il ministro non ha nemmeno
redistribuito i soldi avanzati nel 2022: 250 milioni di euro che
andrebbero a rimpolpare lo stanziamento 2023, 630 milioni, già
deciso dall'esecutivo Draghi. Il totale dei fondi, 880 milioni,
riattiverebbero, almeno in parte, la dotazione per gli incentivi
per l'acquisto delle auto a benzina e diesel a basse emissioni: i
150 milioni messi sul piatto si sono esauriti in meno di un mese.
Il ministero dovrebbe rendere anche più appetibili gli incentivi
per le vetture a batteria e ibride plug-in. "I bonus per i veicoli
green non decollano, vanno rivisti", dice Adolfo De Stefani
Cosentino, presidente di Federauto, sigla che raccoglie le
concessionarie. Anche i costruttori la pensano la stessa cosa. Il
ceo di Stellantis, Carlos Tavares, lo ha ripetuto alla
presentazione dei dati 2022: "servono incentivi più pesanti per
rendere le auto elettriche accessibili alla classe media". Un
sostegno che darebbe slancio alla ripresina in atto: a febbraio più
17,5% di immatricolazioni rispetto al 2022, nel bimestre +18,25%,
ma sul 2019 meno 24,7%.
"Vanno recuperati i ritardi sulle infrastrutture, come le
colonnine", rimarca Michele Crisci, numero uno di Volvo in Italia e
dell'Unrae, l'associazione delle Case estere. Sugli incentivi per
realizzare nuovi punti di ricarica il governo è fermo. Dal 5
ottobre, data della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, non si
hanno più notizie del bonus (40 milioni) dedicato ai condomini e ai
private. Misura decisa dal governo Draghi ad agosto 2022: copertura
l'80% della spesa per l'acquisto e l'installazione per un massimo
di 1.600 euro, se è un intervento di un privato, o 8.000 se è del
condominio.
E rischiano di essere un flop i bandi legati alla prima tranche
di fondi Pnrr, in tutto 713 milioni di euro, per installare 21 mila
colonnine su strade urbane ed extraurbane. Intervento che fa capo
al ministro all'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. La prima
assegnazione di 237 milioni scadrà al 30 giugno. "Tra ritardi e
necessità di autorizzazioni - dice Francesco Naso, segretario di
Motus-E, associazione delle imprese che si occupano di mobilità
elettrica - non si farà in tempo. E poi è sbagliato il concetto:
perché privilegiare le pompe di benzina? Ricaricare l'auto non è
come fare rifornimento". La scorsa settimana è stata lanciata la
'piattaforma Retrofit' dal ministero delle Infrastrutture e
Trasporti guidato da Matteo Salvini: 14 milioni e un contributo del
60%, massimo 3.500 euro, per trasformare l'auto a benzina in
elettrica. Tutto bene? No. Termine della spesa: 31 dicembre 2022.
Si spera in una svista.
cos
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March 02, 2023 03:05 ET (08:05 GMT)
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