(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - New York, 26 set - Seduta in deciso calo a Wall Street, dopo i dati deludenti sulla vendita di case e sulla fiducia dei consumatori. A settembre, l'indice sulla fiducia redatto mensilmente dal Conference Board, gruppo di ricerca privato, è sceso dai 108,7 di agosto (rivisto dall'iniziale 106,1) a 103 punti, contro attese per un dato a 106 punti. Si tratta della lettura peggiore degli ultimi quattro mesi. Le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono diminuite ad agosto dell'8,7% al tasso annualizzato di 675.000 unità, contro attese per un dato a 695.000, a causa soprattutto dell'aumento dei tassi d'interesse sui mutui. Settembre sarà un mese decisamente negativo, con l'indice S&P 500 che ha perso finora il 3,8%, il Nasdaq Composite il 5,4% e il Dow Jones il 2,1%. A far scendere gli indici è stata soprattutto la Federal Reserve: la Banca centrale statunitense, come atteso, ha deciso di mantenere i tassi d'interesse al 5,25%-5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni, ma ha fatto intendere che i tassi potrebbero restare elevati più a lungo del previsto per combattere l'inflazione. Dopo le decisioni della Fed e le parole del presidente Jerome Powell, il rendimento del titolo del Tesoro a due anni è salito ai massimi dal 2006, oltre il 5,1%, e quello del decennale ha toccato nuovi massimi dal 2007, superando il 4,5%, mettendo ulteriore pressione sugli indici. Il rialzo del prezzo del petrolio, +13% nell'ultimo mese, potrebbe poi complicare la lotta delle Banche centrali contro l'inflazione. A preoccupare i trader, poi, è il mancato accordo, al momento, tra repubblicani e democratici per finanziare il governo ed evitare lo shutdown, ovvero la chiusura delle attività federali non essenziali, che scatterebbe il primo ottobre. Secondo gli esperti, uno shutdown avrebbe ripercussioni negative sul Pil del quarto trimestre. A livello internazionale, pesano le incertezze sulla tenuta dell'economia in Cina, dove il colosso Evergrande - la società immobiliare più indebitata al mondo - continua la sua discesa alla Borsa di Hong Kong (anche oggi -7%), trascinando al ribasso tutte le piazze asiatiche. Sull'azionario, il titolo di Arm perde il 2,3%; ieri, ha interrotto una serie di sei sedute consecutive in calo dopo il debutto in forte rialzo. La chiusura è stata in rialzo del 6,08% a 54,44 dollari. Il titolo, giovedì e venerdì, era anche sceso sotto il prezzo dell'Ipo (51 dollari). Il colosso britannico dei microprocessori aveva debuttato a Wall Street, giovedì 14 settembre, chiudendo in rialzo del 24,7%, toccando in quella giornata i 69 dollari. La sua è stata l'Ipo più importante dell'anno. Da seguire sempre i titoli delle tre principali case automobilistiche, che per ora non sembrano soffrire lo sciopero del sindacato Uaw: oggi, però, General Motors e Stellantis cedono l'1,3%, il titolo di Ford è in calo dello 0,5%. Il titolo di Tesla, partito in calo, ora guadagna oltre lo 0,2%, nonostante Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo e commissario per il Commercio dell'Unione europea, abbia detto che anche la casa di auto elettriche di Elon Musk sarà al centro dell'indagine dell'Ue sui sussidi cinesi. In questo momento, il Dow Jones perde 323,54 punti (-0,95%), lo S&P 500 cede 52,14 punti (-1,2%), il Nasdaq è in calo di 171,04 punti (-1,29%). Il petrolio Wti al Nymex guadagna lo 0,86% a 90,45 dollari al barile.

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