Nella corsa a lasciare la Russia e ad assicurarsi altrove nuovi approvvigionamenti di gas e petrolio, c'è un Paese che è rimasto in secondo piano nonostante le immense riserve: la Libia. Un ruolo più defilato rispetto, per esempio, all'Algeria, soprattutto a causa di questioni di sicurezza.

Ma ora Tripoli torna a fare sfoggio di tranquillità. Per questo, scrive MF-Milano Finanza, il campione nazionale Noc (National oil corporation) ha chiamato a raccolta le compagnie energetiche internazionali, da Eni a Bp, Total, ConocoPhillips, Omv e Repsol, alle quali è legato da accordi e joint venture, con una richiesta: revocare la forza maggiore che tiene ferme le attività di esplorazione e dare nuovo slancio alla produzione. "Noc è pronta a fornire tutto il supporto necessario per riprendere le operazioni, oltre ad assistere le società partner e garantire un ambiente di lavoro sicuro in collaborazione con le autorità civili e militari dello Stato libico", scrive il gruppo.

L'appello alle oil company sarebbero stati preceduti da due incontri distinti con manager di Eni e Total nel quartier generale di Noc, serviti anche a fare il punto sulle attività avviate. Sempre stando al gruppo libico, negli incontri sarebbero stati discussi programmi di rilevamento sismico, perforazioni esplorative e studi geologici e geofisici preliminari alle attività. In realtà, almeno per quanto riguarda Eni l'appello libico è pleonastico. Il Cane a sei zampe, infatti, non ha mai lasciato il Paese, e sta già aprendo a nuovi progetti. "Siamo sempre stati là, la nostra produzione è stabile", ha detto l'ad Claudio Descalzi, "Stiamo discutendo nuovi progetti, perché abbiamo scoperto molto petrolio, e in particolare gas".

A fine agosto Descalzi aveva incontrato a Roma il presidente di Noc, Farhat Omar Bengdara, confermandogli "la volontà di lanciare una nuova fase di investimenti volti a incrementare la produzione di gas, facendo leva sul significativo potenziale esplorativo e sugli impianti esistenti che garantiscono l'accesso al mercato domestico e a quello di esportazione europeo".

L'ad di Eni aveva anche condiviso il piano di Noc per incrementare la produzione nazionale libica fino a 2 milioni di barili al giorno. Negli anni di attacchi e sabotaggi effettuati dalle milizie del generale Haftar, si è dimezzata, scendendo a 600mila barili al giorno. Ora si è riportata a 1,2 milioni con tendenza a salire (il dato del 6 dicembre è di 1,26 milioni), ma è ancora lontana dall'obiettivo.

red

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