di Michael Cohen*
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 01 gen - In passato,
una visita allo showroom del Salone dell'Auto in Germania era
l'occasione per ammirare l'ultimo modello di Mercedes-Benz,
Volkswagen o Bentley a benzina. Quest'anno la situazione è diversa
e si percepisce che il futuro sarà dei veicoli elettrici. Due sono
le domande principali che tutti si pongono: i consumatori europei
saranno interessati ad acquistare veicoli elettrici (VE) cinesi? E
i produttori di auto cinesi abbatteranno i prezzi per acquisire
quote di mercato?
Ad oggi la Cina ha sorpassato il Giappone come maggiore
esportatore di automobili su scala globale, un successo
inimmaginabile solo un decennio fa. Numerosi produttori di VE
cinesi stanno iniziando a muoversi nel mercato europeo, saggiando
la domanda di veicoli elettrici cinesi nei mercati sviluppati.
Le conseguenze si fanno già sentire in Europa, dove gli enti di
regolamentazione e i vertici politici stanno cercando di capire
come tutelare al meglio il loro settore automobilistico
tradizionalmente solido. È troppo presto per sapere come si
svilupperà la situazione, ma sembra chiaro che l'assetto odierno
cambierà le dinamiche operative dei produttori di auto europei e le
modalità con cui gli investitori ne valuteranno il business in
futuro.
La Cina ha la tecnologia necessaria per competere su scala
globale
È sempre più chiaro che la Cina è ora in pole position nella
produzione di veicoli elettrici e nella tecnologia delle batterie.
Il Paese ha spinto molto sull'acceleratore intorno al 2009 e ad
oggi rappresenta circa il 60% della produzione di veicoli elettrici
globale.
La dominanza della Cina in questo campo ci ricorda inoltre la
sua capacità di avanzare lungo la curva della tecnologia e creare
enormi economie di scala quando il governo e gli imprenditori
uniscono le forze in un settore specifico. In Cina, il costo della
manodopera inferiore, i progressi nel campo dei software e
l'abbondanza di minerali chiave utilizzati nelle batterie dei VE
stanno dando ai produttori di auto un vantaggio strategico. I
produttori cinesi, ad esempio, hanno una maggiore capacità di
costruire piattaforme integrate in-house piuttosto che affidarsi ai
vendor esterni. È inoltre ormai chiaro che i produttori europei
stanno perdendo terreno in Cina, almeno per ora. I marchi cinesi
come BYD, Li Auto e XPeng hanno acquisito popolarità non solo tra i
consumatori nazionali ma anche in diversi mercati europei e
asiatici.
Nell'ultimo paio d'anni, le società cinesi hanno raggiunto
l'eccellenza nella progettazione dei modelli e nei software di
infotainment per i clienti nazionali. Le auto traboccano di
tecnologia e l'80% di esse è dotato di sistemi LiDAR (Light
Detection and Ranging) in grado di misurare la distanza tra i punti
di riferimento. In Europa solo i veicoli premium sono equipaggiati
con tale tecnologia. Anche i sistemi di infotainment, che
rappresentano sostanzialmente il computer dell'auto, sono più
avanzati e gli interni di alcune auto sono una sorta di IMAX su
quattro ruote.
Gli enti di regolamentazione europei dovranno trovare un
equilibrio a livello geopolitico.
L'Europa sta facendo un passo indietro nel tentativo di tutelare
il suo settore automobilistico, che contribuisce in gran parte al
mercato del lavoro e alla crescita economica generale. A settembre,
la Commissione Europea ha avviato un'indagine sulle importazioni di
veicoli elettrici dalla Cina e sulla possibilità che i produttori
di auto cinesi stiano beneficiando dei sussidi pubblici.
A nostro avviso l'Unione Europea (UE) sta oggi cercando di
reagire alle difficoltà derivanti dalla sua dipendenza dalla Cina.
In un contesto di rischi geopolitici crescenti, l'UE probabilmente
vuole evitare una situazione analoga a quella che si era venuta a
creare a causa dell'eccessiva dipendenza dall'energia russa quando
la Russia ha invaso l'Ucraina. Siamo inoltre dell'idea che l'UE
stia ancora pagando le conseguenze della marcia indietro nel campo
dei pannelli solari oltre un decennio fa, che si è tradotta nella
cessione della principale quota di mercato ai produttori
cinesi.
La Commissione dovrà valutare attentamente gli interessi dei
suoi Stati membri principali, in particolare Francia e Germania, i
due Paesi più coinvolti.
Fino a questo momento il governo francese ha adottato una linea
più dura perché i veicoli elettrici cinesi potrebbero influenzare
il mercato a basso/medio costo per le auto vendute in Europa, il
segmento di maggiore interesse per gli automaker francesi. Inoltre,
questi ultimi non hanno mai avuto un particolare successo in Cina,
pertanto hanno meno da perdere. Per la Germania la situazione è
diversa: i produttori di auto hanno una presenza sostanziale in
Cina ma negli ultimi anni stanno gradualmente perdendo quote di
mercato.
Nel frattempo, lo Stato membro dell'UE più legato alla Cina è
l'Ungheria. Alcune società cinesi come CATL, BYD e Nio hanno
sfruttato l'Ungheria come una rampa di lancio per l'Europa. La
Germania stessa ha accolto favorevolmente un investimento nella
produzione di batterie da Gotion, produttore di batterie cinesi
partner di Volkswagen.
Siamo quindi dell'avviso che la Commissione Europea potrebbe
decidere di evitare immediati e sostanziali incrementi dei dazi sui
VE cinesi e focalizzarsi su una maggiore localizzazione delle
supply chain dei VE. Considerando gli ampi collegamenti commerciali
tra Europa e Cina, che vanno ben oltre le auto, è probabile che la
Commissione preferisca evitare azioni ritorsive dal governo cinese.
Ad oggi le importazioni di VE cinesi sono soggette a dazi
d'importazione UE pari al 10%, mentre le importazioni di
manifattura europea in Cina sono tassate tra il 15 e il 25% in
funzione del modello.
Non dobbiamo poi dimenticare l'impegno dell'UE a chiudere la
produzione di tutte le auto con motore a combustione interna entro
il 2030. Pur essendoci stato scarso dibattito in merito a una
possibile estensione della deadline, tale possibilità non può
essere esclusa, in considerazione della dipendenza dai VE che la
stessa creerebbe. Tutto dipenderà dall'esito dell'indagine
anti-sussidi della Commissione.
I produttori di auto europei devono cambiare marcia per mettersi
al passo
I principali produttori di auto europei si trovano probabilmente
ad affrontare il contesto di business più complesso di sempre. Il
loro svantaggio in termini di costi è significativo e saranno
necessari ampi investimenti per mettersi al passo con i produttori
di VE cinesi e con Tesla, il principale produttore statunitense di
VE di lusso.
Le attuali valutazioni dei maggiori automaker in Europa non
scontano un futuro molto luminoso. Molti trattano a meno di 4x gli
utili attesi per i prossimi 12 mesi, secondo le stime di consensus
raccolte da FactSet all'8 novembre 2023.
Le aziende stesse ne sono consapevoli e stanno cercando di
reagire. Volkswagen intende investire più di EUR180 miliardi nei
prossimi cinque anni per sviluppare la sua strategia per i VE.
Mercedes-Benz ha messo a budget oltre EUR40 miliardi per i veicoli
elettrici fino al 2030. Anche BMW e Stellantis hanno annunciato
sostanziali investimenti.
A nostro avviso i produttori premium tedeschi BMW, Mercedes-Benz
e Porsche sembrano i meglio posizionati per avere successo nel
segmento dei VE. Mercedes, ad esempio, ha annunciato una line-up di
VE di nuova generazione molto interessante, con l'avvio della
produzione previsto per i prossimi due/tre anni.
Laddove le aziende si rendessero conto di non poter essere
competitive, potrebbero unire le forze come hanno fatto in passato.
Le partnership più probabili interesseranno aziende cinesi ed
europee: di recente, il produttore di VE cinese XPeng ha siglato un
accordo con Volkswagen per sfruttare tecnologia e filiere.
Stellantis sta investendo EUR1,5 miliardi per acquistare il 20% del
produttore di VE cinese Leapmotor.
I produttori minori potrebbero essere limitati da budget
ristretti e decidere di creare delle joint venture. A rappresentare
un'eccezione sarà probabilmente il produttore francese Renault, che
ha creato una nuova unità per i VE e sta riscuotendo grande
successo con il suo modello Megane E-Tech. L'azienda intende
produrre i suoi veicoli elettrici nel nord della Francia e prevede
che l'automazione possa abbattere i costi di produzione fino al
40%. Come altri produttori, Renault ha spostato parte della
produzione di auto tradizionali a benzina ad altre regioni, come
l'India, per ridurre la sua struttura di costo.
È troppo presto per decretare vincitori e vinti
La spinta globale per ridurre la dipendenza dai motori a
combustione tradizionali, l'innovazione nei software e nella
tecnologia delle batterie per VE e il raggiungimento di costi
competitivi a livello di manodopera rendono quello automobilistico
un settore complesso in cui investire. Le preoccupazioni legate
alla domanda a breve termine insieme all'incertezza economica hanno
spinto alcuni produttori di auto a ridimensionare i loro outlook
rialzisti sui VE. La statunitense Ford Motor ha dichiarato nel
recente report sugli utili del terzo trimestre di aver rinunciato
al target di costruire 400.000 VE entro metà 2024. Tesla ha
espresso preoccupazioni in merito ai tassi di interesse elevati e
all'accessibilità economica dei VE.
Nonostante il vantaggio iniziale della Cina, molti dei
produttori di auto nazionali sono in perdita. La corsa alla
riduzione dei costi e dei prezzi potrebbe spingere fuori dal
business i produttori di VE meno capitalizzati, con una possibile
ondata di consolidamenti. Fino ad allora, riteniamo che sarebbe un
errore escludere i produttori di auto europei. Le valutazioni
ridotte e i progressi tecnologici potrebbero offrire agli
investitori degli entry point interessanti. Gli automaker europei
sono forti di un passato lungo e glorioso. Hanno già affrontato
situazioni simili, riuscendo a eludere la concorrenza dei
produttori giapponesi.
*Gestore di portafoglio di Capital Group
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