Parlare con Thomas Di Benedetto e' come fare gol alla Juventus di Giovanni Trapattoni negli anni Settanta. Il primo presidente statunitense nella storia della serie A, nominato martedi' 27 settembre, e' tanto catenacciaro all'antica quanto la sua As Roma si ispira al futbol bailado in stile Barcellona.

"Ho sempre cercato di non essere sui giornali. Non ho mai voluto usare la stampa per aiutarmi nei miei affari e sono cresciuto nell'investment banking, dove e' meglio non apparire finche' l'affare non e' concluso". E' quanto si legge nell'intervista rilasciata dal nuovo numero uno della As Roma all'Espresso che sara' in edicola domani.

"Ho lavorato dieci anni per tre ditte di prestigio di Wall Street: Morgan Stanley, Salomon brothers e Allen & co. Poi mi sono messo - spiega - in proprio con la Olympic partners e mi sono dedicato all'immobiliare. Ho lanciato altre attivita' (Junction investors e Boston international group) ma, oltre alla finanza e al real estate, ho sempre desiderato occuparmi di politica estera. Cosi', a meta' degli anni Ottanta, ho passato molto tempo in Unione Sovietica e poi in Russia, aprendo agli investitori occidentali la strada dell'Europa dell'Est".

Come le e' venuto in mente di investire in un paese che alcuni danno sull'orlo del default? "I problemi dell'Italia - dice DiBenedetto - stanno nell'eccesso di burocrazia e nella legislazione del lavoro troppo rigida. Ultimamente si e' aggiunta la crisi del debito. In Europa non avete gli strumenti finanziari. Neanche la Bce li ha, a paragone con la Fed. Il vostro punto di forza sono le condizioni delle famiglie, migliori che in altri paesi. Grazie a questo siete capaci di sostenere la crisi meglio di altri", precisa.

Parlando del premier italiano: "Silvio Berlusconi ha avuto una carriera imprenditoriale di enorme successo ed e' stato il premier piu' longevo al governo. Per ottenere questi risultati ci vuole un individuo di grande talento. Sfortunatamente, adesso e' alle prese con altri argomenti. E qui mi fermo".

E parlando della As Roma e del perche' gli americani hanno deciso di investire in Italia, il presidente del club giallorosso sottolinea: "c'e' un genere di affari qui che sembra capace di sopravvivere a dispetto di quello che accade nel resto del mondo. Mi riferisco al turismo, all'industria del vino, a tutto quello che produce gioia e diverte la gente, come il calcio. Roma e' in una posizione unica. La Chiesa cattolica e' stata costruita qui e questo e' il centro dell'universo per 2 miliardi di persone che considerano un obbligo visitare la Citta' eterna prima o poi. Per arrivare a questo dobbiamo concentrarci sul marchio e svilupparlo, naturalmente a partire dalle vittorie in campo. Per ogni club ci puo' essere un modello di business che funziona, se il proprietario ha con il club lo stesso approccio che ha con la sua azienda".

"Di sicuro bisogna incominciare a vincere - conclude - e il nostro staff, con Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini, e' in grado di farlo". E sullo stadio:"speriamo di incominciare presto e di essere i prossimi sulla strada che ha aperto la Juventus con grande successo". red/cat

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