(da Italia Oggi)

La Prima della Scala mi ricorda che Milano per me è sempre stata ?la? città della musica. Quando, appassionato di classica e lirica, ci arrivai trent'anni fa, dal mio Sud, che quanto a offerta musicale non era Napoli o Palermo, fu come per un dodicenne andare a Disneyland per la prima volta. Concerti in settimana, il sabato pomeriggio, la domenica mattina. Musica sinfonica, da camera, lirica. L'imbarazzo della scelta.Diventai habitué del Conservatorio, che adoravo per gli interni austeri e funzionali un po' Est Europa e per la sapiente alternanza di classici e Novecento, Mozart e Shostakovic. Lì ascoltai una delle ultime direzioni di Gianandrea Gavazzeni e qualche prima esecuzione di Ludovico Einaudi, quando non aveva ancora virato sul Minimalismo da sottofondo di cena radical. Anche l'ambiente lo sentivo mio, gente normale, non intellettuali con la puzza sotto il naso. Milanesi spicci. Ricordo in una ?Ariadne auf Naxos? di Richard Strauss in forma di concerto, che già masticabilissima non è, un ragazzo che cominciò a tossire insistentemente durante l'esecuzione e dal fondo, a mezza voce ma distintamente udibile, un tizio spazientito si lasciò scappare un "E aloraaaa". Che poteva anche essere rivolto a Strauss?Sempre lì una signorona, cotonata fresca di parrucchiere, all'ascolto di ?Apollon musagète? di Stravinskij, non propriamente ?Petrushka? quanto a orecchiabilità, commentò: "Ma io 'sto Stravinskij qui me lo ricordavo meglio?". Ma poi giù applausi. E poi La Scala. Già allora trovare i biglietti era fare un terno al Lotto. Ma la corsa su per le rampe a sgomitare con i giapponesi per accaparrarsi i posti migliori in piccionaia per ?I racconti di Hoffmann? di Jacques Offenbach la ricordo con più piacere di una ?Fanciulla del West? vista in terza fila in giacca e cravatta. Perché La Scala, come la musica di cui è tempio, ha un'anima, una storia popolare.La mente va a quel 7 dicembre 2016 quando, con un gruppetto di altri degenti, davanti a un televisore dell'ospedale San Paolo, seguivamo emozionati la ?Madama Butterfly? che inaugurava la stagione scaligera. C'era chi anticipava parole di romanze già cantate tra sé e sé mille volte, chi criticava tempi e attacchi, chi semplicemente si lasciava trasportare dagli accordi. C'erano presidenti e dame impellicciate, a quella Prima, ma alla fine era la musica a prendersi la scena. E a offrirsi a ricchi e poveri, sani e malati, colti e ignoranti con la stessa magica, imparziale generosità. (Italia Oggi)

 

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December 08, 2023 01:26 ET (06:26 GMT)

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