Ddl capitali: il voto si moltiplica per dieci (MF)
11 Octobre 2023 - 8:42AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--Le società quotate e quotande potranno introdurre
nei propri statuti il voto maggiorato, arrivando fino a un
moltiplicatore dieci, dando quindi più poteri agli azionisti
stabili. Per le aziende che decideranno di adottare questo
strumento i cambiamenti saranno graduali.
I diritti di voto concessi agli azionisti, quando ciò sarà
previsto dallo statuto, cresceranno infatti di anno in anno,
assieme alla durata dell'investimento. La possibilità di arrivare
fino a un massimo di dieci voti per azione sarà quindi diluita
nell'arco temporale di un decennio. La novità, scrive MF-Milano
Finanza, è stata introdotta con un emendamento al ddl Capitali
approvato ieri in commissione Finanze al Senato, dove il disegno di
legge per rafforzare la competitività di Piazza Affari è in
discussione.
Il meccanismo ricalca quanto suggerito a metà luglio in
audizione davanti alla stessa commissione da Sergio Erede, storico
avvocato di Leonardo Del Vecchio. Il tema della governance è reso
caldo dalla battaglia in corso per il rinnovo del consiglio di
amministrazione di Mediobanca e poi, tra un anno e mezzo, di quello
di Generali (che nell'aprile 2022 vide scontrarsi due liste
contrapposte, una del cda e una degli azionisti Del Vecchio e
Caltagirone). Come calcolato lo scorso luglio da MF-Milano Finanza,
un moltiplicatore maggiore di quello concesso ora alle quotate (due
voti per azione) potrebbe rivelarsi un ciclone per società come
Generali Assicurazioni, Tim o Banco Bpm. Già con un multiplo di tre
potrebbe modificare radicalmente gli equilibri tra azionisti.
Figurarsi per dieci, livello che comunque sarà raggiunto in due
lustri.
Una robusta maggiorazione dei diritti di voto in assemblea per i
soci di lungo periodo è un argomento che, a ridosso dell'estate,
aveva monopolizzato il dibattito attorno al ddl Capitali. Il
meccanismo, infatti, è uno dei punti di forza della legislazione
olandese e proprio nei giorni in cui il disegno di legge iniziava
il suo percorso parlamentare, Brembo sceglieva di portare la
proprio sede legale nei Paesi Bassi. Per alcuni giorni la
maggiorazione del voto aveva quindi messo in secondo piano anche le
discussioni sull'istituto della lista del cda, altro nodo chiave
della contesa nelle partite Mediobanca e Generali, normato nel ddl
Capitali con un emendamento dei relatori, approvato sempre nella
seduta della commissione Finanze del Senato del 10 ottobre. Il
testo approvato per normare la presentazione di liste del board
uscente, al momento del rinnovo dei vertici delle quotate, è quello
della riformulazione presentata dai relatori del ddl Capitali - i
senatori Fausto Orsomarso di Fratelli d'Italia e Dario Damiani di
Forza Italia - che ha recepito i correttivi chiesti dalla Lega,
nella persona di Massimo Garavaglia, presidente della commissione
Finanze a Palazzo Madama.
Nella versione definitiva è stato alleggerito il quorum
necessario per presentare i candidati del cda, portato a due terzi
del board, ed è saltato il super-premio per le liste di minoranza
che, se avessero superato il 20% dei voti in assemblea, avrebbero
avuto diritto alla metà meno uno dei consiglieri.
Le modifiche agli statuti per adottare le nuove regole dovranno
essere in vigore entro la prima assemblea del 2025, anno in cui si
rinnova, tra gli altri, il consiglio d'amministrazione di Generali.
Questa mattina, intanto il ddl Capitali conclude il suo iter in
commissione, prima di andare in Aula a Palazzo Madama per terminare
prima lettura.
Sul tavolo l'unico emendamento presentato dal governo: una
delega all'esecutivo stesso per riformare il Testo unico della
finanza (Tuf), risalente al 1998. Nella versione finale
dell'emendamento si dovrà capire in che modo l'esercizio delle
delega, che entrerà anche nel merito del governo societario, ad
esempio sulle parti correlate, terrà conto dei contenuti già
approvati del ddl Capitali. Secondo quanto spiegato dai relatori i
punti fermi approvati in commissioni non saranno più affrontati. Ma
per capire meglio occorrerà attendere il testo definitivo.
Tra le novità dovrebbe essere approvato un sub-emendamento alla
proposta del governo, che allunga da 12 a 18 mesi i tempi per
l'esercizio della delega. anche se resta l'orientamento da parte
del governo a esercitarla nell'arco di un anno, presentando il
prima possibile i decreti attuativi.
alu
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