ROMA (MF-NW)--Le banche italiane lasciano il fisco all'asciutto. Gli istituti di credito hanno preferito non pagare la tassa sugli extraprofitti pari a 1,8 mld e hanno accantonato un valore pari a 2,5 volte il suo ammontare, cioè oltre 4,6 miliardi. La decisione è stata comunicata dalle banche in occasione della presentazione dei risultati dei primi 9 mesi dell'anno. Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo ha deciso di destinare a riserva 2,1 miliardi, Unicredit 1,1 mld, Banco Bpm 381 milioni, B.Mps 312,7 mln, Bper 315,4 mln, Popolare di Sondrio 107 mln, Credem 95 mln e Mediobanca 226 mln. Considerato che all'appello mancano ancora le decisioni del Credit Agricole, di Bnl e del mondo cooperativo è ipotizzabile che il mancato introito per l'erario supererà i 2 miliardi.

COM'E' NATA L'IDEA DELLA TASSA

La tassa sugli extraprofitti era stata annunciata a sorpresa dal governo ad agosto, prima della pausa estiva. Il governo aveva spiegato la volontà di tassare gli extraprofitti delle banche per "equità sociale". Il prelievo straordinario, atteso nell'ordine di "alcuni miliardi", avrebbe dovuto sostenere le misure di aiuto per le famiglie alle prese con l'inflazione e il caro-energia. Il governo aveva poi quantificato l'ammontare atteso dalla riscossione della tassa intorno ai 2,5-3 miliardi di euro.

LE REAZIONI

L'annuncio della tassa ha fatto crollare i titoli del comparto bancario di circa 10 miliardi in in Borsa. Il governo ha quindi dovuto scontrarsi subito con la contrarietà di tutto il mondo bancario, alle prese con la volatilità del mercato. E l'opposizione della Bce che ha criticato il provvedimento per i rischi legati alla posizione patrimoniale e alla capacità creditizia delle banche.

LA SVOLTA DOPO LE PAROLE DI MARINA BERLUSCONI

La nuova tassa è stata difesa dalla premier, Giorgia Meloni, che aveva parlato di un prelievo sui "margini ingiusti delle banche" per "finanziare le misure a sostegno delle famiglie e delle imprese". Ma ha creato molti malumori all'interno della maggioranza. La svolta è arrivata a seguito del pressing di Forza Italia. Sollecitato quasi sicuramente da Marina Berlusconi che, a margine dell'assemblea di Confindustria a settembre, aveva spiegato di non avere apprezzato la tassa sugli extraprofitti alle banche. "Capisco le motivazioni, ma non sono sufficienti a superare la grandi perplessità che ho sia sul metodo, sia sul merito", ha detto la presidente di Fininvest (azionista di Banca Mediolanum).

LA MODIFICA

Con le modifiche apportate in seguito alle richieste di Forza Italia, è stata modificata la modalità del calcolo del tetto dell'imposta: dallo 0,1% dell'attivo allo 0,26% dell'attivo ponderato per il rischio, escludendo dal computo l'esposizione ai titoli di Stato. E' stata inoltre introdotta la possibilità di non pagare l'imposta destinando a riserva non distribuibile un multiplo pari a 2,5 volte la tassa. Una opzione che rafforza il capitale e che le banche hanno scelto all'unanimità.

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