AI: la mini all'italiana (Mi.Fi.)
13 Février 2023 - 9:27AM
MF Dow Jones (Italian)
Perso il treno delle prime grandi rivoluzioni tecnologiche,
quella dei social network prima e quella dello streaming poi,
l'Italia si affaccia all'avvento dell'intelligenza artificiale con
qualche arma in più rispetto al passato. Sicuramente la paura di
restare indietro un'altra volta, quella che gli americani chiamano
fomo (fear-of-missing-out) è alta. Basta scorrere i comunicati
stampa degli ultimi giorni di aziende piccole o grandi, quotate e
non, per accorgersi del boom delle varie stringhe «AI-Intelligenza
Artificiale-Ia-Artificial Intelligence» nei titoli.
Tutti ne parlano e tutti vogliono farne parte, scrive MF-Milano
Finanza ma la verità è che il modello italiano di intelligenza
artificiale sembrerebbe ricalcare quello che si è configurato
finora per il più vasto settore della tecnologia: piccole e medie
imprese (anche quotate) che utilizzano l'intelligenza artificiale
per le applicazioni industriali e i singoli casi d'uso di pmi
clienti. Un micro universo in cui alcuni nomi si stanno già
affermando come leader del settore. Verso i 700 milioni. Punto
primo, i numeri. Il mercato italiano dell'intelligenza artificiale
vale, secondo le stime di Anitec-Assinform (la sezione di imprese
tecnologiche di Confindustria) 422 milioni di euro, con il
potenziale di arrivare a 700 milioni nel 2025. Cifre neanche
lontanamente confrontabili con quelle che circolano tra i grandi
nomi dell'industria informatica americana e cinese, ma nemmeno da
sottovalutare, se si considera che il tasso di crescita previsto
per il settore è del 22% annuo.
A fronte di ciò la penetrazione nel tessuto industriale italiano
è bassissima: appena il 6,2% delle aziende ha integrato sistemi di
AI nei propri processi industriali, quasi due punti in meno dell'8%
europeo (dati Istat). Scorporando il dato si nota poi come nelle
realtà piccole la penetrazione sia ancora più bassa, il 5,3%, per
salire al 24,3% registrato nelle grandi imprese. Dietro questa
discrepanza c'è una ragione precisa che, numeri alla mano, può
supportare la crescita delle mini-Ai all'italiana. Non sarà una
ChatGpt. Forse gli entusiasti rimarranno delusi, ma è difficile,
salvo colpi di fortuna o di genio, che in Italia nasca una nuova
ChatGpt. «Il software di Open Ai è un'applicazione generalista,
orizzontale e semplice da usare: per competere con lui sarebbero
necessari investimenti miliardari, possibili solo per certi
operatori», evidenzia Giuseppe Marsella, head of Italian equity
research di Alantra, società di investimento focalizzata sul
segmento mid-market. Quello che si sta facendo in Italia è
piuttosto «partire da tecnologie orizzontali come quelle di ChatGpt
e costruire prodotti verticali che possano essere usati
immediatamente dalle aziende per risolvere casi d'uso». Ultimo
esempio in ordine di tempo è quello di Almawave, una delle due
aziende quotate a Piazza Affari -l'altra è Expert.Ai- che lavorano
nello stesso ambito di ChatGpt, cioè il natural language
processing. Traduzione (fornita da ChatGpt stessa): «Come i
computer possono comprendere, interpretare e generare il linguaggio
umano». Lo scorso 9 febbraio Almawave ha annunciato di aver vinto
il bando del ministero del Turismo per la traduzione multilingua
automatizzata del sito ufficiale del turismo italiano tramite gli
strumenti AI del gruppo. La domanda a questo punto è: il ministero
o l'azienda di turno non potrebbero ottenere gli stessi risultati
con ChatGpt? «È probabile», prosegue Marsella, «che l'impresa non
saprebbe cosa fare, e dovrebbe farsi costruire prodotti ad hoc da
società di consulenza: la tecnologia di ChatGpt è attualmente
appannaggio solo di grandi aziende.
Per le piccole invece ci sono i prodotti verticali fatti dalle
piccole società di AI, che sono utilizzabili fin da subito, chiavi
in mano».
Affari da mini Ai. Tra le società tecnologiche quotate su Egm,
il segmento di borsa delle pmi, coperte dagli analisti di Alantra
una (Almawave) è un player puro dell'intelligenza artificiale e
altre tre la integrano nei loro modelli di business. «eViso»,
elenca Marsella, «utilizza l'AI per fare prodotti specifici per
l'analisi dati; stessa cosa per Datrix, mentre Allcore usa
l'intelligenza artificiale per la contabilità semplificata». Usando
un modello valutativo basato su quattro parametri - modello di
business consolidato, profilo finanziario solido, regola del 40
(tasso di crescita del fatturato e margine di profitto pari o
superiori al 40%) e crescita organica delle vendite nel 2022 -
Alantra sceglie come top picks Almawave e eViso, entrambe con 18
punti su 20. «Sono società che hanno già mostrato un modello di
business che funziona», argomenta Marsella, precisando che non vede
possibilità di scontro (che finirebbe verosimilmente in rovinosa
sconfitta) con i colossi del calibro di ChatGpt. «Anzi», conclude
l'esperto, «ritengo che queste società italiane possano usare il
software di OpenAi per sviluppare nuove soluzioni».
C'è chi lo ha già fatto: «eViso lavora nell'ambito delle
commodity, legando e ottimizzando domanda e offerta tramite
l'intelligenza artificiale. Il sistema dell'azienda è già integrato
negli algoritmi di ChatGpt, ma con un obiettivo specifico:
l'intermediazione di materie prime».
alu
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