"Sono mortificato, perche' alla fine della mia vita e della mia
carriera professionale sono imputato per un'attivita'
professionale", ossia "per il parere favorevole che ho dato al
comunicato che le societa' G.A.Sapaz (l'accomandita Agnelli, ndr) e
Ifil hanno emesso il 24 agosto 2005 su richiesta di Consob".
Inizia cosi' la deposizione spontanea resa questa mattina da
Franzo Grande Stevens, storico legale della famiglia Agnelli, al
processo d'appello che lo vede imputato assieme al Presidente
onorario di Exor, Gianluigi Gabetti, con l'ipotesi di aggiotaggio
informativo per la questione dell'equity swap strutturato nel 2005
da Merrill Lynch che permise alla famiglia di mantenere il
controllo di Fiat.
"Non si puo' dubitare che la mia e' stata un'attivita'
professionale, un'attivita' da avvocato", ha poi spiegato Grande
Stevens, ricordando di non aver mai ricoperto "cariche di
amministratore esecutivo e/o con rappresentanza, ne' avrei potuto
averle perche' incompatibili con la professione di avvocato".
Il legale di casa Agnelli ha inoltre ricostruito di essersi
recato in Consob e aver presentato alcuni atti della vicenda
"scritti su carta intestata, come avvocato", indicando inoltre
espressamente il nome del cliente per cui venivano presentati
(ossia la Giovanni Agnelli Sapaz). Presentando, alla fine
dell'iter, una parcella legale alla societa'. Non solo. Grande
Stevens ha anche sottolineato che "per deporre dinanzi i
Procuratori della Repubblica, ho prodotto una lettera di esonero
dal segreto professionale altrimenti, rispondendo, avrei commesso
un reato".
Grande Stevens ricordando di aver dato parere favorevole al
comunicato stampa oggetto del procedimento, puntualizza anche di
"aver dato un giudizio professionale sulla base delle mie
conoscenze e dell'esito dei miei incontri di persona e telefonici
con i vertici Consob".
Da avvocato, nello specifico, forni' sulla vicenda tre pareri. Prima di tutto, "quello che il contratto di equity swap concluso da Exor non dovesse essere comunicato: il parere e' stato da tutti condiviso". Inoltre, "quello che, in caso di aumento di capitale di Fiat, simultaneo a quello del convertendo per preservare la stessa posizione azionaria, non ricorresse l'obbligo di Opa". Su questo aspetto, Grande Stevens ha anche rimarcato che "la Consob e' stata dello stesso avviso, esonerando" la societa' "dall'Opa". Il terzo parere riguardo' infine la correttezza del comunicato del 24 agosto 2005, rilasciato dalla Giovanni Agnelli Sapaz e da Ifil. "e' questo il parere che non e' stato condiviso, ma che io continuo a ritenere corretto" per diverse ragioni.
A supporto della sua tesi, Grande Stevens fa riferimento a una richiesta di comunicato pervenuta da Consob il 23 agosto. Quest'ultima sarebbe stata analoga a quella del mese precedente, tranne in due punti. Si faceva infatti riferimento a "notizie di stampa che si riferivano ad intese con le banche circa l'aumento di capitale cosiddetto convertendo" e "l'eventuale studio e iniziative in corso che, se riferite al convertendo, erano sconosciute alla Giovanni Agnelli Sapaz e alla Ifil, ma conosciute dalle banche che, infatti, risposero di aver in corso studi da parte di legali".
Quanto a Ifil, grande Stevens ha anche osservato che "non era al
corrente di alcunche', perche' l'acquisto delle azioni doveva farlo
la controllata Exor, alla quale soltanto io ho presentato la
parcella. La decisione di Ifil di comprare fu presa solo dopo il 10
settembre. Come poteva allora il sottoscritto avvocato informare
Ifil, se non violando il segreto professionale? Il pubblico
ministero ha parlato di 'ossessione della riservatezza', ma questa
e' essenziale soprattutto da parte di un avvocato: e' un titolo di
merito e non di addebito", ha concluso il legale della famiglia
Agnelli. glm