Pochi imprenditori al mondo conoscono il settore automobilistico globale e di riflesso l'economia internazionale in maniera approfondita come il presidente di Brembo , Alberto Bombassei. In una vita di lavoro l'industriale bergamasco ha trasformato l'impresa di famiglia in un colosso dei sistemi frenanti a livello mondiale e proprio in questa veste ha da sempre un contatto diretto con i principali ceo del settore. E con i governanti dei molti Paesi (15 in tutto) in cui Brembo è presente con siti produttivi.

Domanda. Presidente Bombassei, cosa sta succedendo al settore automobilistico tra le minacce di dazi di Trump e i tagli da oltre 14mila posti di lavoro annunciati in settimana da General Motors?

Risposta. Il comparto sta vivendo un momento cruciale. In un certo senso si trova alle colonne d'Ercole. Da un lato i ceo spingono la produzione verso nuove tecnologie come l'elettrico che necessitano di meno personale. Si pensi per esempio che per produrre un motore a batteria ci vuole circa un terzo della forza lavoro necessaria per fabbricarne uno a combustione. Dall'altro i governi sanno che il settore auto è un grande datore di posti di lavoro. E quindi un importante bacino elettorale. Non a caso molti casi i capi di Stato, come per esempio il presidente Trump, hanno fatto promesse molto chiare proprio in questo settore.

D. Nascono di qui nascono le minacce di dazi?

R. Esatto. E per questo Trump ha vissuto come un tradimento la decisione di Gm di tagliare 14.500 posti di lavoro e di chiudere cinque stabilimenti negli Stati Uniti. Non a caso ha subito minacciato di togliere al colosso di Detroit gli aiuti sulle auto elettriche.

D. Come si esce da questa situazione?

R. Nel breve termine molto dipenderà da cosa si diranno i vari capi di Stato al G20 di Buenos Aires. E restando al mondo dell'auto anche dall'incontro che dovrebbe esserci in settimana a Washington tra Trump e i ceo delle case tedesche (Volkswagen, Bmw , e Daimler , ndr). Nel lungo termine però la storia insegna che le aziende non possono non seguire il mercato e questo dice che il business si sta spostando sempre più verso l'Asia e verso le tecnologie green. Con tutto ciò che questo comporta.

D. A proposito di Asia, e di Cina in particolare, come Brembo da tempo siete presenti in quello che è il maggior mercato automobilistico del mondo. E in aprile aprirete un nuovo impianto.

R. Brembo da sempre fornisce sistemi frenanti per i segmenti alti del mondo dell'automobile. Per questo abbiamo accompagnato molti dei nostri clienti alla conquista del mercato cinese. Normale che in un mercato come quelle cinese in primavera inaugureremo un nuovo impianto nel Paese.

D. Da giugno è anche il presidente della Fondazione Italia-Cina, l'ente creato da Cesare Romiti per migliorare l'immagine e le modalità della presenza dell'Italia in Cina.

R. E' stato un grande onore aver ricevuto l'invito da parte di Romiti di succedergli alla presidenza della Fondazione.

D. Quali saranno le linee guida del suo mandato come presidente della Fondazione. Dove tra l'altro ha chiamato subito con Lei l'ambasciatore Vincenzo Petrone in qualità di direttore generale (si legga box in pag. 23)?

R. Petrone aveva lavorato con me per oltre quattro anni quando ero vicepresidente di Confindustria. Ne conosco quindi il valore e per questo l'ho voluto con me in questa avventura. Per quanto riguarda il mio mandato io credo che i nostri imprenditori debbano aumentare la conoscenza dei dettagli e dei meccanismi del sistema e della cultura cinese prima di imbarcarsi in iniziative industriale in un Paese comunque ancora complesso. Il rischio è che si ripetano incidenti come quelle riportati recentemente dalle cronache.

D. Si riferisce al caso Dolce&Gabbana?

R. La cultura cinese è millenaria e come tale va rispettata. Se no si rischia grosso. Inoltre sono sempre di più le aziende cinesi che investono da noi e in alcuni casi mantenendo ai vertici delle aziende acquisite un management italiano.

D. Basta pensare alla Pirelli , per esempio.

R. Esatto, mi riferivo proprio al caso di Pirelli , che come società è già presente nel consiglio della Fondazione. Ma vorrei cogliere l'occasione per dire che mi piacerebbe molto se l'amministratore delegato Marco Tronchetti Provera, che in questi anni ha dimostrato molto bene come possa funzionare la collaborazione tra proprietà cinese e managerialità italiana, potesse essermi di sostegno in qualche modo nella Fondazione. Il Business Forum Italia-Cina che Marco presiede è fortemente complementare con la nostra Fondazione e questa esperienza va valorizzata.

D. Al di là della Cina, in questi anni molte aziende italiane sono passate a proprietà straniere. L'ultima in questo senso è stata Magneti Marelli ceduta da Fca al fondo Usa Kkr. Si rischia la desertificazione industriale?

R. Innanzitutto va detto che ci sono state anche aziende italiane che hanno comprato o si sono espanse all'estero come per esempio Brembo . E quindi si potrebbe anche asserire che tutto rientra nella logica del mercato. Ciò detto, io credo che non ci debbano essere preclusioni sulle proprietà straniere una volta accertato che queste siano serie e abbiano intenzioni serie sulle continuità aziendale. Mi lasci dire però una cosa.

D. Prego.

R. Quando una società viene ceduta a un acquirente straniero, uno Stato deve controllare due cose: il mantenimento dell'occupazione sul territorio e quello della tecnologia nei siti produttivi in loco. Qualora queste due condizioni non siano rispettate, io credo che si possa pensare che un governo dica la propria in qualche modo. Anche bloccando l'operazione in una ipotesi estrema.

D. A proposito di governo, Lei è stato anche parlamentare (per Scelta Civica). Come giudica l'operato dell'esecutivo Lega-5Stelle?

R. A me la manovra non è piaciuta per niente. E non solo per le previsioni di deficit che hanno portato alla bocciatura da parte dell'Ue e alle tensioni continue tra Roma e Bruxelles.

D. A quali altri provvedimenti pensa?

R. Tutto quanto fatto nel recente passato per incentivare fiscalmente gli investimenti in strumenti produttivi, formazione e ricerca andava conservato e potenziato. Pare invece lo abbiano messo da parte. Salvini dice sempre che il cuore dell'economia italiana sono le piccole imprese. Ma non si dimentichi che molte di queste lavorano per quelle medie e grandi e che trascinano le piccole in quei processi d'innovazione che sono il presente e il futuro della nostra manifattura.

D. Ma non c'è nulla che Le piace nell'esecutivo?

R. In realtà ho apprezzato l'attivismo del governo nell'accelerazione delle relazioni con la Cina, Al di là della gaffe di Di Maio sul nome del premier cinese. E devo dire che non più tardi di tre settimane fa ho incontrato il ministro per gli Affari europei Paolo Savona. E' stata una conversazione interessante e che ci siamo trovati d'accordo su molti punti.

red

 

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December 03, 2018 02:26 ET (07:26 GMT)

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