"E' un giorno importante per i lavoratori italiani e l'Alfa Romeo. Il miglior modo per festeggiare di 105 anni storia del Biscione. Debutta la Giulia grazie a chi come la Fim Cisl, nel 2012 condivise il progetto mentre altri volevano vendere l'Alfa ai tedeschi. Progetto che invece oggi vede il lancio che precederà altri 8 modelli che da qui al 2018 sarà accompagnato da 5 miliardi di investimenti per la produzione di circa 400.000 vetture".

Lo afferma Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, precisando che il progetto "punta a rivoluzionare la gamma del marchio Alfa. L'obiettivo è riportare l'Alfa Romeo fra i grandi marchi premium a livello mondiale, un settore oggi dominato dai brand tedeschi e da pochi altri costruttori. Ciò rappresenta un passo importante per difendere e rafforzare l'industria italiana nel continente e non solo".

"La nuova Alfa, inoltre, è un modello che torna a puntare al 100% sul Made in Italy. La Giulia, infatti, verrà prodotta totalmente nello stabilimento di Cassino, a partire da fine anno, ma anche i motori saranno assemblati in Italia. In particolare, i benzina verranno realizzati a Termoli, mentre i diesel dovrebbero essere affidati allo stabilimento di Pratola Serra e alla VM di Cento. Tante anche le aziende italiane che hanno collaborato al progetto Giulia, da Brembo a Magneti Marelli. La Giulia sarà da ottobre in produzione e in vendita da marzo del 2016 in Italia e nei principali paesi europei, seguita a pochi mesi di distanza dal debutto negli Usa e nel resto del mondo", aggiunge Bentivogli.

"Un altro successo degli accordi sindacali firmati dalla Fim Cisl che dopo la Panda, hanno consentito le due Maserati di Grugliasco, la Jeep Renegade e la 500X. di Melfi, le otto Alfa Romeo e il Suv Levante di Mirafiori. Questi accordi riporteranno al lavoro migliaia di lavoratori in cassa integrazione a Cassino dopo aver riaperto Pomigliano, incrementato i lavoratori a Grugliasco e i 2100 nuovi ingressi a Melfi e le nuove assunzioni in tutti gli altri siti", prosegue il segretario generale.

"Solo il sindacato da intrattenimento può non essere contento del lavoro e degli investimenti che ripartono. Senza cattive notizie, non ha spazio di propaganda, difendere i lavoratori, significa l'opposto, fare il proprio mestiere per costruire quelle buone di notizie", conclude Bentivogli.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

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