"Exor non e' una bisca e i signori qui presenti (Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Virgilio Marrone, ndr) non sono biscazzieri. In Exor non si gioca alle 3 carte. Si tratta di una societa' seria che nel panorama del gruppo Fiat fu identificata come idonea per occuparsi del contratto con Merril Lynch e questi ultimi furono ben contenti di firmare quel contratto. Un'operazione fatta secondo le regole. Non ci fu nessuna mistificazione o violazione".

Questo uno dei passaggi dell'arringa difensiva di Alberto Vercelli, legale di Virgilio Marrone e primo dei difensori a parlare nell'udienza del processo riguardante l'equity swap che permise a Ifil di mantenere il controllo su Fiat. L'avvocato aveva cominciato la sua esposizione tratteggiando la situazione in cui si trovava Fiat all'epoca affermando che "Marrone nel suo esame disse che era la prima volta in vita sua che vedeva la Fiat scendere sotto il valore nominale".

Vercelli spiega che all'ora la societa' "non viveva una buona situazione. Come disse Gabetti c'era sfiducia e preoccupazione. Si parlava di un socio cinese e che non sarebbero stati pagati gli stipendi. C'era poi un po' il compiacimento della disgrazia altrui". L'avvocato ricorda poi che tutto comincio' a cambiare dopo l'incontro che l'a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, ebbe in Mediobanca coi gestori di fondi e che quindi "le prospettive di miglioramento cominciarono ad essere notate e Fiat comincio' a volare".

In un altro passaggio Vercelli parla dei rapporti con la Consob e dell'incontro che Franzo Grande Stevens ebbe con i suoi vertici affermando che "fu mandato il consulente storico a parlare con il presidente dell'autorita' di vigilanza, non un losco figuro che sta a Roma per cui bisogna mantenere la segretezza e non farlo sapere a nessuno. Il pm contesta che con il comunicato di agosto e' stata data una notizia idonea ad alterare i corsi di Borsa del titolo facendo intuire massicci interventi sul mercato perche' quella nota avrebbe fatto intendere un'idea di contendibilita'. Si tratta di un errore da matita blu. Il comunicato venne diffuso a mercati aperti e questi hanno avuto una reazione adattiva assolutamente conforme. L'effetto e' stato quello di capire che non si andava a modificare il prestito convertendo e che non si stavano acquisendo azioni in Borsa".

A seguire e' intervenuto l'avvocato di Gianluigi Gabetti, Marco Ferrero, che ha sottolineato come da parte dei 3 imputati ci fu "massima collaborazione con l'autorita' di controllo. L'accusa, ha proseguito l'avvocato, ha parlato dell'incontro della famiglia per decidere il da farsi "come di un incontro di vecchie zie. Ma stiamo scherzando? Vecchie zie come Susanna Agnelli che hanno fatto la storia del Paese? Quando Franzo Grande Stevens ando' a parlare con la Consob" spiego' chiaramente, ha detto l'avvocato, che non tutta la famiglia era d'accordo e che alcuni volevano uscire dalla Fiat e che solamente se non ci sarebbe stato l'obbligo di opa, il progetto sarebbe stato sottoposto alla famiglia.

Ferrero ha poi concluso il suo intervento affermando che "qui nessuno ha subito danni, nessuno si e' costituito parte civile affermando di aver subito un danno da quei comunicati. Ci sono solo due azionisti con una o due azioni che si sono presentati. Ne avremmo dovuti vedere molti altri, anche Consob non mi sembra abbia avuto un danno di immagine. Nessuno scrisse o fece critiche sul suo operato". L'udienza riprendera' il prossimo 25 febbraio. mcn/ds

 
 
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