Mediobanca: Delfin chiede il voto al mercato (MF)
12 Octobre 2023 - 9:56AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--«Ecco perché dovete votarci». E giù 16 pagine di
presentazione agli investitori. Così Delfin, holding lussemburghese
della famiglia Del Vecchio, si rivolge agli azionisti di
Mediobanca, in particolare al 40% di investitori istituzionali che
decideranno la partita del rinnovo del board, per chiedere il
supporto alla propria lista in occasione dell'assemblea del 28
ottobre. Lo fa attraverso una presentazione esposta sul proprio
sito, come farebbe un fondo attivista, mentre la cassaforte
presieduta da Francesco Milleri concorre soltanto per i posti
riservati alle minoranze. E scrive e ripete: «Non siamo un socio
attivista».
Grazie al proprio 19,74%, a cui si sommerà molto probabilmente
il 9,9% del costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, la
lista di Delfin potrebbe però risultare la più votata: se
conquistasse la maggioranza dei voti assembleari, piazzerebbe tutti
e cinque i candidati: in ordine di lista, i nomi proposti da
Milleri sono Sandro Panizza, Sabrina Pucci, Cristina Scocchia,
Massimo Lapucci e Jean-Luc Biamonti.
La holding, scrive MF-Milano Finanza, si presenta come «un
investitore orientato al lungo termine», con un «approccio non
attivista». Ed è per questo che la richiesta di rappresentanza nel
nuovo board viene intesa come «un rafforzamento dell'impegno di
lungo periodo» della famiglia Del Vecchio nei confronti
dell'istituto. Delfin sottolinea come la lista di minoranza, frutto
di un rigoroso processo di selezione, «non intende porsi in
competizione con quella di maggioranza» del board uscente, che
ricandida il ticket Alberto Nagel-Renato Pagliaro, ma punta a
«introdurre nel consiglio il valore di un cambiamento
costruttivo».
Quale? Innanzitutto «una composizione del cda che rifletta la
struttura della proprietà di Mediobanca». «Riservando da statuto -
spiega sempre il documento - solo il 20% dei posti in consiglio ai
rappresentanti delle minoranze, Delfin può competere soltanto per
due posti in un cda a 15, il 13% del totale», considerando che un
consigliere andrà alla lista di Assogestioni, che sarà la meno
votata. «Molto di meno - attacca la holding lussemburghese - di
quanto le altre blue chip italiane riservano ai consiglieri della
lista di minoranza con più preferenze».
Per evitare «un forte rischio di autoreferenzialità da parte del
board uscente», Delfin spiega poi di aver provato a raggiungere un
accordo con il management, chiedendo «un significativo turnover»
nella futura lista del consiglio e «l'introduzione di un presidente
indipendente». Trattativa che però non ha avuto successo, perché -
attacca nuovamente Milleri - «il board uscente ha optato per un
minimo cambiamento».
«Contrariamente a quanto avviene nelle grandi banche italiane,
il candidato presidente proposto (Pagliaro, ndr) non è
indipendente» e la lista del consiglio «presenta solo quattro nomi
nuovi nei primi 12», e solamente perché i consiglieri uscenti
«avevano superato il limite statutario dei 75 anni di età».
Secondo Delfin, inoltre, grazie ai profili di indipendenza e
alle competenze i cinque candidati proposti «contribuirebbero a
migliorare la qualità del board e la sua dialettica interna .
supportando il management nell'implementazione del nuovo piano
industriale» in un approccio collaborativo con gli altri
consiglieri e senza creare «situazioni di conflittualità
permanente».
Infine, coerentemente con la propria natura di investitore di
lungo periodo, la cassaforte dei Del Vecchio ricorda come il suo
obiettivo sia sempre stato quello di «lavorare a fianco dei vertici
per far crescere profittabilità, sostenibilità e stabilità dei
risultati», rivendicando un ruolo nel «significativo miglioramento
dei risultati di Mediobanca, dalla fine del 2018», da quando cioè
Delfin è entrata nel capitale con un iniziale 1%. Un passaggio,
quest'ultimo, non troppo chiaro visto che Delfin non ha mai
espresso consiglieri nel cda e la redditività di Piazzetta Cuccia
era in crescita anche prima.
La battaglia si giocherà sul filo dei voti. Ieri intanto il
proxy advisor Iss ha consigliato agli investitori istituzionali di
votare per la lista del cda, sostenendo però che il supporto al
vertice «non deve essere considerato in favore dello status
quo».
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